“Uzbekistaaan?“ Perché dovresti viaggiare in Uzbekistan?

Perché dovresti visitare l’Uzbekistan? Ecco un breve, brevissimo riassunto dei perchè.

“Uzbekistan? Ma sì, uno di quegli “Stan” che si trova lì… da qualche parte in Asia!” E’ vero.. L’Uzbekistan è una gemma già nota da tempo, ma solo agli amanti dei sentieri turistici meno battuti. Quindi, ecco il primo motivo per andare in Uzbekistan. Ma non è per il puro gusto di dire: io ci sono stato.

Questa terra ha tanto da offrire, ma davvero!

E’ l’incontro tra paesaggi mozzafiato e un’architettura multiforme e luminosa. Potrai lasciare la vista perdersi nella steppa infinita e nel blu profondo del cielo, sentire il caldo vento del deserto, osservare i saxaul secchi e contorti, le cui foglie d’argento brillano al sole martellante incuranti della siccità. Conoscere la struggente desolazione del Lago d’Aral. Leggete un estratto dal libro Nostalgistan di Tino Mantarro qui. Sentire il profumo dei giardini di prugne, melograni e albicocche che si alternano a campi di riso e cotone, in un paesaggio antico, a est, nelle pianure della Valle di Ferganà. Qui trovate qualcosa in più per avvicinarvi alla scoperta dell’architettura e qui vi parlo di un gioiello dell’epoca sovietica. Potrete incontrare un popolo dolcissimo dal sorriso radioso, orgoglioso delle proprie tradizioni e felice di farvele conoscere. La cultura uzbeka è un mix tra la cultura russa e cultura orientale. L’uzbeko è la lingua ufficiale, mentre il russo è la seconda lingua del Paese. Gran parte della popolazione è di fede musulmana, ma, gli anni del comunismo hanno fatto sì che la pratica della religione sia molto moderata. Per questo potrete bervi una buona birra e fare incontri molto piacevoli. Vi verrà incontro il sorriso irresistibile di bambini in abiti colorati che giocano e ballano davanti alle antiche vestigia. Se vi allontanate un po’ dai sentieri più turistici potrete conoscere tutte le contraddizioni di questa terra.

E se invece apprezzate la cucina

Concludo con un suggerimento di lettura. Perché per iniziare ad appassionarsi di un luogo è necessario conoscerlo e per visitarlo è necessario amarlo…

Nostalgistan, di Tino Mantarro

Rocambolesche avventure compiute in giro per tutta l’Asia Centrale, raccontate con uno stile coinvolgente e un amore appassionato per luoghi che fin dall’infanzia hanno esercitato sul giornalista un fascino magnetico. Di quelli che non ti spieghi, luoghi in cui “ci si incastra per essere costantemente perseguitati dal desiderio di essere altrove”.  Eppure poi non puoi far altro che tornare ancora e ancora. Descrive con uno stile coinvolgente i tanti contrasti di queste terre: le anime belle delle persone e i poliziotti corrotti, le strade polverose e i dolci paesaggi, la storia grandiosa delle città lungo la Via della Seta e quella legata all’Unione Sovietica.  I fasti della prima sopravvivono nei nomi e nella magia che evocano: Samarcanda, Bukhara, Khiva, Moynaq, Amur Darya, Pamir, Song Kol; negli antichi caravanserragli e nei bazar, luoghi purtroppo spesso ridotti a cartoline da Instagram. Le tracce dell’Unione Sovietica resistono caparbie nei palazzi in stile brutalista fatti di cemento e acciaio, nelle statue di Lenin, nella desolazione del Lago d’Aral, nella lingua russa ancora diffusissima. Su tutto aleggia la nostalgia. Non solo quella che si vive lì ma anche quella che ti prende una volta tornato e che ti spinge a voler partire di nuovo per tornare là tra quella desolazione e decadenza, ma dove sei stato così bene. Un libro da cui consiglio di partire.

Spero di avervi incuriosito! A presto

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