
09 Dic “Uzbekistaaan?“ Perché dovresti viaggiare in Uzbekistan?
L’Uzbekistan non è solo cupole blu. Questa terra ha davvero tanto da offrire!
E’ un paese dalla straordinaria varietà etnica e culturale, dove si incontrano paesaggi mozzafiato e un’architettura multiforme e luminosa. Non solo quella fatta di madrase, moschee e caravanserragli sulla Via della seta, ma anche quella fatta di mosaici colorati, architetture avvenieristiche e perle moderniste di epoca sovietica e quella moderna, lontane dall’atmosfera del nostro immaginario, ma altrettanto imperdibili.
La vista si perde negli spazi infiniti e nel blu profondo del cielo, il vento caldo del deserto sferza e i saxaul secchi e contorti agitano le foglie d’argento sotto un sole martellante incuranti della siccità. La tragica storia del lago d’Aral ha segnato il destino non solo di un intero ecosistema, ma anche delle popolazioni che vivevano sulle sue rive. Oggi tutto ciò che resta è una terra polverosa e arida nella regione del Karakalpakstan, ma le cui genti sanno ancora conservare fieramente lingua, tradizioni, leggende. Giardini di prugne, melograni e albicocche invece si alternano a campi di riso e cotone, in un paesaggio antico, a est, nelle pianure della Valle di Fergana. Come in una specie di piccola canzone dei contrari, scoprirete che in Uzbekistan ci sono anche verdi montagne, come i monti Chimgan poco distanti dalla capitale. Potrete incontrare un popolo dolcissimo dal sorriso radioso, orgoglioso delle proprie tradizioni e felice di farvele conoscere. Vi verrà incontro il sorriso irresistibile di bambini in abiti colorati che giocano e ballano davanti alle antiche vestigia. Se vi allontanate un po’ dai sentieri più turistici potrete conoscere tutte le contraddizioni di questo paese che cambia in fretta.
Quanti giorni stare in Uzbekistan?
Otto giorni sono necessari per vedere solo il minimo sindacale. Si riesce a visitare giusto le città più famose e anche queste piuttosto sommariamente. Non trascurate Tashkent! E’ una città molto grande, varia, vivace, è più bella di quello che si possa pensare. Tashkent e Samarcanda, oltre ad essere le due città più grandi del Paese, sono ricche di storia ma sono anche grandi città moderne e in epoca sovietica erano grandi centri culturali e industriali. Per questo motivo il patrimonio antico è immerso nel tessuto urbano di una città moderna e tenere conto di questi aspetti aiuta a capirle meglio.
Se si ha qualche giorno in più, oltre Samarcanda, Bukhara, Khiva e Tashkent, consiglio di spingersi fino al Karakalpakstan per visitare Nukus e le lande surreali dell’Aralkum e dell’altopiano di Ustyurt. Oppure se preferite le montagne, la Valle di Fergana o le montagne vicino a Tashkent. Territori ricchi di artigianato e varietà etnica. O ancora esplorare un aspetto più insolito arrivando fino al confine con l’Afghanistan per vedere gli stupa a Termez.
Un buon viaggio, che permetta di esplorare il Paese con più calma e attenzione sta tra i 13 e i 15 giorni. Con 10 giorni otre alle 4 città principali si può aggiungere una tappa fuori dai sentieri più turistici.
Qual è il periodo migliore per andare in Uzbekistan?
Avendo questa straordinaria varietà di paesaggi anche i climi variano moltissimo e trovandosi in una zona lontano da tutti i mari anche in maniera estrema. In generale le mezze stagioni sono il periodo migliore per visitare l’Uzbekistan: aprile, maggio, giugno e settembre, ottobre.
Gli inverni in Uzbekistan, ma in tutta l’Asia Centrale, sono lunghi e freddi e si possono trovare pioggia e neve. Quindi se la vostra idea era di andare a fare un Capodanno al caldo a Samarcanda, ecco, no! Al contrario i mesi centrali dell’estate soprattutto luglio, ma anche agosto fino almeno alla metà del mese sono estremamente caldi. Questo però non significa che non si possa andare in Uzbekistan in questi mesi. Certamente sarà meglio evitare la zona desertica del Karakalpakstan e magari prediligere le zone montuose della Valle di Fergana. La cosa migliore è valutare insieme ad un esperto l’itinerario migliore in base al periodo scelto.
Concludo con un consiglio di lettura.
Nostalgistan, di Tino Mantarro
Rocambolesche avventure compiute in giro per tutta l’Asia Centrale, raccontate con uno stile coinvolgente e un amore appassionato per luoghi che fin dall’infanzia hanno esercitato sul giornalista un fascino magnetico. Di quelli che non ti spieghi, luoghi in cui “ci si incastra per essere costantemente perseguitati dal desiderio di essere altrove”. Eppure poi non puoi far altro che tornare ancora e ancora.
Descrive con uno stile coinvolgente i tanti contrasti di queste terre: le anime belle delle persone e i poliziotti corrotti, le strade polverose e i dolci paesaggi, la storia grandiosa delle città lungo la Via della Seta e quella legata all’Unione Sovietica. I fasti della prima sopravvivono nei nomi e nella magia che evocano: Samarcanda, Bukhara, Khiva, Moynaq, Amur Darya, Pamir, Song Kol; negli antichi caravanserragli e nei bazar, luoghi purtroppo spesso ridotti a cartoline da Instagram. Le tracce dell’Unione Sovietica resistono caparbie nei palazzi in stile brutalista fatti di cemento e acciaio, nelle statue di Lenin, nella desolazione del Lago d’Aral, nella lingua russa ancora diffusissima. Su tutto aleggia la nostalgia. Non solo quella che si vive lì ma anche quella che ti prende una volta tornato e che ti spinge a voler partire di nuovo per tornare là tra quella desolazione e decadenza, ma dove sei stato così bene. Un libro da cui consiglio di partire.