mastromatrioska-GEORGIEVSKIJ COBOR

GEORGIEVSKIJ COBOR

Vi è mai capitato di trovarvi per caso in una zona lontana dai turisti e di scoprire che ci sono meraviglie che nessuno conosce e di chiedervi perché tutti si accalchino a vedere le cose più famose? Yur’ev Pol’skij, ne parlo nel mio post, nella regione di Vladimir circa a 200 km da Mosca, c’è un tempietto di pietra bianchissima nel bel mezzo della campagna, con una grande cupola nera e una croce dorata e ricoperto di strampalate creature. Credo che siano in pochi anche i russi a conoscerlo e i turisti ancora meno. E’ una di quelle perle in cui mi sono imbattuta nelle mie innumerevoli ricerche, di quelle che ti folgorano e subito ti viene voglia di saperne di più e di capire perché non si siano meritate la fama di altre. Poi ti convinci che forse è meglio così, meglio che qualcosa sia lasciato come ricompensa per chi ha tanto cercato. Yur’ev Pol’skij si trova sulla strada che da Suzdal va a Sergiev Posad perciò farci una sosta per non perderci questo piccolo capolavoro era d’obbligo. Le sue pareti sono ricoperte di immagini bizzarre di animali, uccelli, piante, leoni con code “fiorenti”, oche con il collo intrecciato, fauci, viticci e sirene. Non sempre è facile decifrarne il significato. Il bestiario slavo affonda le sue radici nel substrato iranico della cultura ScitaAd esempio la figura dell’uccello, è da sempre simbolo del ritorno della primavera ma anche, tramutato in uccello di fuoco, simbolo del sole. Sembra un gigantesco rebus di pietra, silenziosa come il silenzio che la circonda.   

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