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Nella PAMPA ARGENTINA: viaggio catartico tra storia, arte e cultura Gauchesca

La Pampa, ovvero “pianura priva di alberi”, (la parola trae origine dalla lingua quèchua), si espande al centro dell’Argentina fino a raggiungere la costa atlantica ed è, senza ombra di dubbio alcuno, una delle distese di pascoli più estese e fertili al mondo. Ho attraversato molte volte questo singolare territorio e le sensazioni provate sono state sempre, meravigliosamente, le medesime: pace, serenità, libertà.

Il paesaggio è punteggiato da una vegetazione a dir poco lussureggiante, tuttavia sovente mi è capitato di vedere in lontananza, all’ombra di rinsecchiti alberelli, i gauchos durante la siesta, dopo aver trascorso la loro giornata ad occuparsi di mandrie di bestiame. Indossano il tipico poncho di lana e in testa hanno il caratteristico copricapo. A completare il quadro delle tipicità, i gauchos sorbiscono lentamente la Yerba Mate, dal “matero” o dal “porongo” (contenitori), attraverso la “bombilla” (cannuccia di metallo) ed i loro gesti sono accompagnati da una flemma invidiabile.

Attraversare la Pampa è un’esperienza decisamente istruttiva e liberatoria, soprattutto per quanti sono soffocati dal traffico cittadino e stressati da un fagocitante quotidiano.

Vi assicuro che calarsi in questa realtà restituisce equilibrio ed energia.

Vivere la Pampa vuol dire anche poter praticare gli sport che amate, escursioni a cavallo, gite in 4×4, trekking, mountain bike ed al termine della giornata al calar del sole, tutti attorno al fuoco a suonare la chitarra e cantare.

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Ma la Pampa è molto di più! Infatti in questa magica cornice pianeggiante si ergono paesini antichissimi che conservano ancora usi e costumi di un tempo, come ad esempio San Antonio de Areco, a solo un’ora e mezza da Buenos Aires.
La cittadina, fondata nel 1730, il cui centro storico è stato dichiarato sito di interesse nazionale, svela la sua storia appassionante attraverso feste popolari legate alla tradizione gauchesca e alle sue tipiche espressioni: danze folkloristiche, jineteadas (competizione di abilità in cui il gaucho deve cavalcare con eleganza e per un tempo prestabilito cavalli selvaggi, stile Rodeo americano), tropillas (attività antichissima in cui un gaucho allevatore di cavalli si distingue dagli altri per la sua capacità di domare la sua mandria di cavalli), produzione di artigianato in argento e per quanto attiene la gastronomia, i memorabili asado o le golosissime empanadas.

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I porteños, gli abitanti di Buenos Aires, amano organizzare la gita di un giorno, soprattutto nel fine settimana, per vivere l’Argentina dei gauchos, rilassarsi sull’erba e consumare un pic-nic dove, neanche a dirlo, la carne cotta lentamente sulla brace fa da padrona. E’ un rito quest’ultimo che aggrega le genti e armonizza l’attimo in cui si consuma il pranzo.

Attraversata da un piccolo fiume, un tempo era solo un insieme di “estancias” sorte vicino alla cappella di Sant’Antonio da Padova, la cui immagine è ancora oggi conservata vicino all’interessante Museo Gauchesco “Ricardo Güiraldes” (scrisse il “Don Segundo Sombra”, un classico della letteratura gauchesca) allestito nelle stanze di una antichissima fattoria, che accoglie attrezzi da lavoro, abbigliamento e ritratti dei gauchos di un tempo.

A San Antonio de Areco la popolazione ha un profondo rispetto per le tradizioni legate alla cultura gaucha e la celebrazione creola più antica è sicuramente la “Semana de la Tradición”, in cui si radunano i gauchos di tutta la pampa. I festeggiamenti hanno luogo durante la settimana del 10 di novembre in onore a “José Hernández”, autore del celebre poema epico argentino “Martín Fierro”.

La sfilata di gauchos comincia presto la domenica mattina e la partecipazione è virale, arrivano a cavallo sfoggiando il loro migliore costume gauchesco e dopo un pranzo tutti insieme attorno al fuoco, nel Parco creolo Ricardo Güiraldes, arriva il momento delle esibizioni con i cavalli:  la tropilla e la jineteada.

All’interno dello storico evento potrete incontrare gauchos reali o uomini che sfoggiano solo l’abito gaucho senza esserlo realmente.
Numerosi i laboratori artigianali che producono i tradizionali ornamenti per cavalli, gli speroni in argento e i coltelli da gaucho (fajòn), dalle eleganti impugnature in argento.

San Antonio de Areco è un paese coloniale che conserva con cura il suo patrimonio architettonico e culturale.
E’ molto divertente attardarsi all’interno delle “pulperìas”, ossia gli “empori” che vendevano realmente qualsiasi cosa, e presso i quali un tempo si ritrovavano i gauchos per una bevuta e due ciance.

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Il consiglio di Mastro Patagonico è di non perdervi lo spuntino a base di empanadas accompagnato da un boccale di ottima birra locale, la Quilmes. Alla luce di quanto ho letto in questi anni sulla cultura gauchesca vi garantisco che l’ambiente di quei locali non è affatto cambiato.

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L’atmosfera di questo delizioso paese invita alla “lentezza” dei gesti e dei pensieri, ogni incontro è accompagnato da un saluto perché la gente da queste parti è affabile e ospitale.

Nulla di tutto ciò mi sorprende, è l’essenza della “mia” Argentina, che conosco da quasi 40 anni e che amo.
Non perdetela! Potete cominciare cliccando qua.

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