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Rapa Nui. Viaggiare all’Isola di Pasqua

L’Isola di Pasqua è uno dei luoghi più affascinanti e mitici del mondo.
Con certezza “geografica” si può affermare che è il territorio più lontano da altre aree abitate, 3600 km dalla costa cilena, e oltre 4200 dalla Polinesia. In realtà ci sarebbe un punto abitato più vicino, cioè le isole Pitcairn, rese famose dai vari film sugli “ammutinati del Bounty”, sono a ca. 2100 km, ma ci vivono solo una cinquantina di persone.

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Pascua – in spagnolo – Rapa Nui – nella lingua originale degli indigeni – ha una storia ancora oggi avvolta nel mistero. E’ stata colonizzata dai Polinesiani, ma con molta probabilità, anticamente, ci sono stati sbarchi provenienti dalla costa sud americana. Questo è stato dimostrato dal navigatore norvegese Thor Heyerdahl, che nel 1947, con 5 archeologi, suoi compagni di viaggio, salpò dalla costa peruviana con una imbarcazione fatta di legno di balsa, come si usava anticamente, per raggiungere circa 3 mesi dopo la Polinesia.

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La prima volta che sono atterrato su quest’isola leggendaria e incantevole, nel 1999, ho avuto la sensazione di vivere in una favola; dal finestrino dell’aereo avevo potuto vedere bene la forma dell’isola, un triangolo di 16 x 24 km, in pieno Oceano Pacifico.
La pista dell’aeroporto Mataveri è una delle più lunghe del Sud America, perché nel 1985 fu ristrutturata dagli USA come punto di atterraggio di emergenza dello Space Shuttle. In caso di necessità, per oltre 8000 km, non ci sarebbero stati altri aeroporti utili…

La compagnia aerea cilena LATAM/LAN Chile collega Santiago con Pasqua quasi tutti i giorni. Una o 2 volte la settimana, il volo prosegue poi per Papeete, in Polinesia; in questo modo, sarebbe possibile includere Pasqua in un itinerario “giro del mondo”, volando dal Cile sull’isola, per poi proseguire per Tahiti (o viceversa).
Il volo dura 5 ore e 20 minuti all’andata, e un po’ meno di 5 ore al ritorno, per via della direzione dei venti, gli aerei sono dei modernissimi Boeing 787 Dreamliner, comodi e sicuri.

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Nel 2010 volai – sempre con la LATAM – da Lima in Perù, perché per un breve periodo la compagnia aveva lanciato quel collegamento, soppresso in seguito.

La permanenza consigliata sull’isola di Pasqua è di almeno 3 giorni completi e 4 notti – escludendo ovviamente le giornate dei voli A/R – per vivere appieno le principali bellezze del luogo.

I protagonisti assoluti dell’isola sono i Moai, le statue di pietra simbolo universale della civiltà Rapa Nui. Ce ne sono circa mille, disseminate lungo la costa, con il viso rivolto all’interno dell’isola. Si ipotizza rappresentino lo spirito degli anziani defunti, a vegliare sui vivi.

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Io consiglio di dedicare le prime 2 delle 3 giornate alle escursioni organizzate.
Il primo giorno è dedicato alla visita del sito cerimoniale di Orongo, del vicino cratere del vulcano Rano Kau e a una serie di punti di interesse nell’interno, tra cui le cave di Puna Pau, da cui si estraevano i “pukao”, cilindri di tufo roccioso rossastro, che venivano sistemati sulla sommità di alcuni moai, e che apparentemente rappresentavano la capigliatura o un copricapo.

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La seconda giornata solitamente prevede un’escursione al cratere del vulcano Rano Raraku – da cui si estraeva la materia di cui sono composti i moai – il vicino sito dell’Ahu Tongariki (gli AHU sono delle piattaforme rettangolari di pietra, sulle quali venivano installati i moai).

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Il Tongariki, noto sito archeologico, permette di ammirare ben 15 moai in fila, che nel 1960 un disastroso tsunami danneggiò, ma, per fortuna, successivamente vennero restaurati.
Dopo un pranzo tipico potrete rilassarvi sulla suggestiva spiaggetta di Anakena, una delle più tranquille dell’isola.

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Il terzo giorno, liberi di gestire il tempo a vostra disposizione, potreste noleggiare un’auto, delle biciclette o anche dei cavalli, pratica semplice ed economica e godere ancora dei paesaggi unici e straordinari. Consiglio una visita presso il piccolo museo di Hanga Roa (il centro principale).

CONSIGLI UTILI:
• i posti sui voli, seppure su aerei di grandi dimensioni, sono limitati, quindi, per evitare di non trovare posto o di spendere cifre eccessive, consiglio di prenotare con largo anticipo.
• la più importante festa tradizionale pascuense, la Tapati, si svolge durante i primi 10 giorni di Febbraio, se volete viaggiare in questo periodo, e ne vale la pena, è indispensabile prenotare con molti mesi di anticipo
• la densità di popolazione sull’isola è bassa, risulta quindi problematico trovare, all’ultimo momento, guide che parlino italiano, mentre lo spagnolo parlato dai locali è abbastanza comprensibile. Inoltre tutte le guide parlano l’inglese.

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Curiosità Toponomastica
Perché l’isola Rapa Nui (in pasquense “grande isola/roccia”, nome diventato famoso anche grazie al film del 1994 con Kevin Costner) è conosciuta “dai più” come Isola di Pasqua?
Eccovi la spiegazione. Gli antichi esploratori erano del tutto privi di fantasia. Ma molto devoti.
Perciò, quando scoprivano una nuova terra o un nuovo punto geografico, non resistevano a fuggire nella loro cabina (erano spesso navigatori) cercare ansiosamente il calendario, ed assegnare alla loro scoperta non il proprio nome (lodevole modestia), ma quello del santo che corrispondeva a quel giorno.

Fu così che l’Olandese Jakob Roggeveen, il primo occidentale che raggiunse questa piccola isola in pieno oceano Pacifico nel 1722, provò un momento di panico: quel giorno il calendario non forniva santi “normali”… ma seppe adeguarsi, e da quel giorno – almeno per il resto del mondo – il luogo si chiamò Isola di Pasqua.

Mastro Patagonico in attesa di #tornareaviaggiare ha aggiunto questa meta nell’elenco dei suoi prossimi itinerari di viaggio. Un consiglio, #pianificate le partenze, perché a breve i sogni di tutti noi, cittadini del mondo, diverranno realtà!
Io ci credo e Vi aspetto per disegnare insieme la prossima destinazione.

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