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5 modi per farsi del male in immersione

La subacquea ricreativa è (a mio parere) un’attività abbastanza semplice: s’imparano alcune regole e procedure di base, s’apprende l’utilizzo dell’attrezzatura, si condisce il tutto con buon senso, pratica graduale e prudenza… et voilà, immergersi è un’attività davvero per tutti, molto sicura.

Non per tutti, però. C’è infatti qualche maniaco delle lesioni auto-inflitte, qualche fiero nemico del buon senso che sembra mettercela tutta per farsi male e complicare la vita a se stesso, alle guide e ai compagni d’immersione.

A loro, a questo piccolo ma duro nocciolo di sub-masochisti, dedico questo breviario sulle migliori tecniche per procurarsi danni da soli. E magari essere precocemente ricordato ogni anno il 2 novembre.

1) Immersioni eccessivamente profonde

Non so voi, ma io mi imbatto puntualmente in subacquei che affermano di andare a 60-70 metri (o più) ad aria: “Ahhh ci sono sempre andato, adesso questi ci vanno con il trimix, ma sono tutte balle, ai miei tempi bla bla bla…”. Un paio li ho visti personalmente (sic) finire con grande urgenza in camera iperbarica dopo tuffi ad aria a oltre 60 metri (senza GAV, tra l’altro). Wow, applausi.
Andare eccessivamente profondo è un’ottima tecnica per farvi male, perché se siete bravi potete beccarvi un MDD, oppure finire in narcosi e sparire nel blu e via dicendo.

A questi signori, i nostalgici delle profondità di una volta, ricordo solo che la subacquea è cambiata: si è evoluta, non è come trent’anni fa. Oggi chi vuol fare determinate quote fa un bel corso di subacquea tecnica e utilizza le miscele più opportune. Ma che ve lo dico a fare.

2) Immergersi da solo

Con inquietante regolarità, qualche solitario subacqueo ci lascia le penne durante immersioni solitarie, spesso assai più profonde del dovuto, ricollegandomi al punto precedente.
Per quello che è la mia conoscenza aneddotica, spesso si tratta anche di immersioni in lago, con acqua gelida (altro fattore di rischio) e buia.
Un modo eccellente per lasciarci le penne, indubbiamente, facendovi notare sulle pagine dei giornali locali.

3) Non usare il pedagno d’emergenza

Stufi del compagno/compagna? La suocera vi infastidisce? Il lavoro è noioso? Volete sparire dalla circolazione?
Benissimo: allora andate a fare immersioni in alto mare, possibilmente con forti correnti e moto ondoso, rigorosamente senza portare il “cazzillo”, cioè il pedagno di sicurezza da utilizzare come segnalatore della vostra posizione.
Vi basterà una risalita d’emergenza per qualsiasi ragione, anche banale, eseguita a distanza dal vostro gruppo e avrete una discreta probabilità di non essere mai più trovati. Grazie al “cazzillo” che non avete voluto portare.

4) Trattenere il respiro

Lo sanno tutti sin dalle lezioni in acque confinate del corso di primo livello che non si deve trattenere il respiro. Già, ma volete mettere che figata uscire con la bombola ancora mezza piena!

Solo che trattenendo il respiro è un attimo perdere l’assetto, salire ancora e procurarsi una bella sovradistensione polmonare, oppure, nei casi più fortunati, quando i tessuti polmonari si lacerano, una bella embolia gassosa. Wow.

5) Immergersi quando non si sta bene

Non è da macho-man rinunciare a un immersione se si sta poco bene.
Un certo tipo di subacqueo non lo fa mai.
In effetti, immergersi quando il fisico dice “Ciccio, lascia stare” e la faccia è bianca come lo yogurt naturale è un ottimo sistema per stare assai peggio dopo. E magari anche farsi venire una bella MDD, dato che immergersi mentre si è indisposti è uno dei fattori che predispongono alla MDD.

Al di là degli scherzi, queste sono cause comuni di incidenti subacquei.
A leggerle così, sono evidenti idiozie, azioni che nessuno compierebbe mai. Eppure ogni giorno da qualche parte nel mondo un subacqueo si alza la mattina e fa una cosa molto stupida e pericolosa – ne è perfettamente conscio – ma la fa lo stesso. E poi ne paga le conseguenze.

Ricordiamocelo sempre, prima e durante un’immersione.

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