
15 Gen Squali dell’Oman
Oman. Un Paese davvero bello. Strano.
Paesaggio anomalo: fiordi rocciosi, che s’infilano profondamente nella linea costiera. Rocce aspre, sembra un paesaggio alpino teletrasportato in un clima tropicale. Posto caldissimo d’estate. Paese civile, peraltro, culturalmente interessante.
Si fanno begli incontri. In mare, intendo. Mante, tartarughe a go-go, cetacei (moltissime specie), aquile di mare. E squali, con un po’ di fortuna. Tipo questo.
Alla fine di un’immersione con autorespiratore a Mermeide Cove, una guida locale mi fa: “… sai, qui vicino, ho talvolta incontrato uno squalo Zambesi”. Mmhhh…eccitazione.
Lo squalo Zambesi, o Carcarino leuca, è quello che gli anglosassoni chiamano “Bull Shark”. Ovvero Carcharhinus leucas. Squalo mica tanto facile da osservare: il suo habitat sono foci di fiumi e torbide acque costiere, dove può facilmente insidiare le prede. Vive alla grande nei fiumi, anche a migliaia di chilometri dalla foce, e nei laghi (accertata la sua presenza nel lago Nicaragua). Animale affascinante, dal corpo massiccio, considerato pericoloso e aggressivo dai più. Ma io credo semplicemente che, prediligendo ambienti costieri con acque torbide, abbia solo una certa facilità di contatto con la specie umana e che, per la scarsa visibilità, qualche volta attacchi l’uomo per sbaglio.
Dopo il racconto del divemaster, decido di tentare la sorte con lo squalo Zambesi. In apnea.
Primo pomeriggio: sono pronto davanti al Diving, con tutta l’attrezzatura da apnea riposta comodamente nella sacca della monopinna. Che desta sempre curiosità tra gli amici bombolari… Un rapido appello e via, si sale in barca. Sistemiamo le attrezzature a bordo e via, si parte.
Pochi minuti di navigazione. La barca attracca al gavitello di Mermeide Cove, una caletta tranquilla piena di coralli sfacciatamente belli. La guida mi spiega che le migliori possibilità d’incontro sono nelle acque tra Mermeide Cove e il sito d’immersione adiacente, chiamato Sea Horse Haze. Entriamo in acqua. Un tuffo per sgranchire gambe e polmoni. Mi dirigo verso lo sbocco della cala. Mi preparo al tuffo, ventilandomi con calma, poi scendo, attraversando in larghezza la cala, da punta nord a punta sud.
Nuoto un delfino subacqueo lento, cercando di rilassarmi e risparmiare ossigeno, osservando le coloratissime formazioni di coralli duri e molli. Profondità contenuta. Inizia un pianoro di sabbia e mi metto a nuotare da monopinnatista: testa bassa tra le braccia tese in avanti. Accelero. Alzo la testa per controllare se… vado dritto e lo vedo: uno squalo, che dirige dritto su di me. Mi adagio sul fondo e lo aspetto. Non capisco di che specie si tratti, mi arriva proprio di fronte. Ma è grosso. Un carcarinide, questo è sicuro. Penso in sequenza: “Zambesi.” “No,troppo snello, è un grigio.” “Grigio? No! Squalo pinna nera di barriera!”.
Mai visto così grosso! Due metri e mezzo, praticamente il massimo raggiungibile dalla specie. Il corpo muscoloso color nocciola e quelle tacche nere orlate di bianco ad ornare le pinne, bellissimo. Lo squalo rallenta, mi passa a fianco, il suo sguardo mi indaga mentre scivola silenzioso a mezzo metro da me. Fa un giretto per studiarmi, poi, soddisfatto, se ne riparte con un’invidiabile progressione natatoria. Lo guardo sparire nel blu e riemergo dopo la lunga apnea. La giornata potrebbe finire qui.
Invece no, ovvio.
Mi rimetto a nuotare lentamente sott’acqua a 5/6 metri di profondità, parallelo alla costa, sfiorando i coralli con la pancia.
E’ uno spettacolo: una prateria di coralli molli gialli e rossi attecchiti sopra una vasta distesa di madrepore incrostanti. Intorno a me un branco di una trentina di carangidi della specie Alectis Ciliaris: veri gioielli del mare, grandi e piatti, il corpo argenteo, con lunghissimi filamenti che pendono dalle pinne dorsali e anali. E per “lunghissimi” intendo un metro e mezzo. Sembrano adorni di stelle filanti. Fermo sul fondo, aggrappato con un dito ad un angolo di roccia disadorna, li osservo mentre mi carosellano intorno. Sto lì e li guardo finché il mio corpo non mi suggerisce di risalire.
Recupero bene e poi torno giù per il secondo tempo dello spettacolo.
E loro sono sempre lì a danzarmi intorno. Sono lì, rapito, quando con la coda dell’occhio percepisco una grande massa scura che mi sfila di fianco, lentissima. Schizzo di adrenalina nel sangue. Ora lo vedo bene: uno squalo corpulento di colore scuro. Uno Zambesi di circa tre metri. Il bestione s’allontana da me, lento ma senza mostrare alcuna intenzione di tornare indietro. Sono pieno di adrenalina, i muscoli lievemente tremolanti per l’emozione. Tento altre attese sul fondo corallino, intercalate da lente nuotate a varie profondità, ma nulla, lo Zambesi se ne è andato. Può bastare per oggi.
In barca, pochi minuti dopo mi asciugo al sole in silenzio, disteso sul ponte: negli occhi e nella mente c’è solo quella massa scura color cobalto di muscoli che mi passa di fianco.
Dove: Oman, nelle acque di Muscat.
Quando: tutto l’anno (il clima è molto caldo e umido durante la nostra estate, più mite e secco durante i mesi invernali).
Temperatura dell’acqua: caldissima… muta leggera, sempre.
Cosa si vede: squali balena, squali pinna bianca e pinna nera di barriera, grigi, zambesi, delfini, balene, oltre a una vasta schiera di pesci di barriera e pelagici.
Per chi: per tutti gli appassionati di mare, di subacquea e di snorkeling
Con chi: Mastro Sommerso