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Tigri di mare

Sono sguardi esitanti quelli dei sub che circondano Walter Bernardis mentre esordisce raccomandando: “Non comportatevi come prede”.
E’ il briefing che precede quella che si preannuncia come un’immersione epica: stiamo per infilarci nelle verdi acque sudafricane dell’Oceano Indiano nella speranza di incontrare lo Squalo Tigre.
Da oltre dieci anni il fondatore e boss di African Watersports Walter Bernardis s’immerge con gli squali tigre, rigorosamente senza gabbia.

Ha le idee molto chiare: “Lo squalo tigre vi collocherà sulla SUA scala di valutazione: ad un estremo della scala c’è il predatore, all’altro la preda. Se vi identificherà come predatore, fuggirà. E non è ciò che desideriamo.
Se invece vi identificherà come preda, vorrà mangiarvi e vi attaccherà. E non è ciò che vogliamo. Vi dovete collocare nel mezzo della scala. Pertanto voi dovete confondere lo squalo tigre, stando verticali in acqua e producendo bolle, così lui vi girerà intorno per capire cosa siete. E sarà per lui difficile, così resterà nei paraggi. In questo modo possiamo osservarlo per bene. Non perdetelo mai di vista: se si avvicina di soppiatto alle spalle può diventare pericoloso. Se si avvicina troppo, urlate nell’erogatore, e vedrete che lui si allontanerà”.

A questo punto, noi sub ci guardiamo perplessi: segretamente ci domandiamo che cosa ci facciamo lì, svariate miglia al largo della costa di Kwazulu Natal, non lontano da Durban, lungo la costa est del Sudafrica, con mare formato, acque verdastre nelle quali penzolano carcasse di pesce sanguinolente e maleodoranti, appese appena fuori dalla barca allo scopo di attrarre gli squali.

Arrivare qui non è stato banale: sveglia alle 5, corsa in gommone con partenza rocambolesca dal delta del fiume… il famoso “boat launch”.

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Prevede il varo del gommone nel fiume, poi si parte a tutta velocità, motori al massimo verso il largo, superando di slancio la linea dei frangenti, saltando e zigzagando tra gli impressionanti cavalloni oceanici. Pazzi sudafricani. Divertente, un’esperienza in sé…

Ma ora siamo qui, al largo. Da qualche decina di minuti. E ormai si vedono molti dorsi e pinne di squalo fendere nervosamente le onde: lì sotto c’è movimento, niente da dire… Mi domando infatti se sia un’idea geniale quella di buttarsi lì in mezzo a un’orda di decine e decine di squali, senza gabbia. Amo gli squali, certo, e ho fatto una montagna di immersioni con squali di ogni genere, però l’istinto atavico tira dall’altra parte.

Tuttavia la fiducia in Walter è totale: le sue immersioni sono stra-sicure. Del resto, ci siamo sparati oltre un giorno di viaggio per essere qui e ora.

Bombole in spalla, controllo finale dell’attrezzatura, concentrazione sui fondamentali e su ciò che ci ha detto Walter durante il briefing e via, una capovolta e si va in acqua! Atterro subito sulla schiena di uno squalo pinna nera oceanico: imperversano ovunque, ce ne saranno un’ottantina.. Impossibile schivarli. Ci urtano, ci passano tra le gambe. Confesso che fa un po’ impressione trovarsi addosso bestie di oltre due metri; eppure è evidente che ci ignorano, ci urtano con la sbadataggine di un adolescente: pensano solo alla pastura, girano veloci alla ricerca di pezzi di pesce. Tra loro, più guardingo, si aggira pure qualche squalo bruno.

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Ci posizioniamo a qualche metro da un grosso cestello di lavatrice stipato di sarde e mantenuto ad una decina di metri di profondità da una grossa boa. L’acqua oggi è abbastanza limpida e il carosello di squali pinna nera oceanici è spettacolare. Manca ancora il protagonista principale, però.

Ed ecco che arriva la star: lo squalo tigre. Un animale di quattro metri e passa dal nuoto lento, sinuoso, ammaliante. S’avvicina con cautela al cestello pieno di sarde, girando intorno ad esso per un po’, prima di decidersi a dare un morso. Quando lo fa, ammacca il cestello. Potente.

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Arrivano altri due tigre. Passano sornioni tra i subacquei. Hanno l’aria curiosa e indolente.

Ma a un certo punto uno squalo tigre mi punta contro, nuotando lentamente: io mi impongo di stare bello tranquillo… ora gira…gira… e gira! Ma quando il tigre è a 30 centimetri dalla mia faccia (sic) ritengo che sia il caso di seguire il consiglio di Walter Bernardis e pianto un urlo nel boccaglio dell’erogatore. Al che, in modo compassato, lo squalo vira e cambia leggermente rotta, mantenendo il suo sguardo su di me, con un’espressione che mi pare perplessa. (Più tardi, Walter mi dirà che ho fatto bene, che lo squalo era “un po’ troppo vicino”)

Dopo oltre un’ora, a guardare e riguardare il circo degli squali di aria nelle bombole ne è rimasta poca: tocca tornare a galla. Siamo tutti euforici per l’avventura appena vissuta e l’eccezionale spettacolo, oltre che, naturalmente, per non essere stati catalogati come “preda” dal tigre.

Si torna a terra ubriachi di immagini mentali, pensando già alla prossima immersione con i “tigers” – e al leggendario BBQ sudafricano di Walter che ci attende al lodge…

…e se ti stai chiedendo come fare per incontrare lo Squalo Tigre e vivere questa esperienza indimenticabile, potresti partire da qui.

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